é fatto di cento.
Il bambino ha
cento lingue
cento mani
cento pensieri
cento modi di pensare
di giocare e di parlare
cento sempre cento
modi di ascoltare
de stupire di amare
cento allegrie
per cantare e capire
cento mondi
da scoprire
cento mondi
da inventare
cento mondi
da sognare.
Il bambino ha
cento lingue
(e poi cento cento cento)
ma gliene rubano novantanove.
la scuola e la cultura
gli separano la testa dal corpo.
Gli dicono:
de pensare senza mani
di fare senza testa
di ascoltare e di non parlare
di capire senza allegrie
di amare e di stupirsi
solo a Pascua e a Natale.
Gli dicono:
di scoprire el mondo che già c’é
e di cento
gliene rubano novantanove.
Gli dicone:
che il gioco e il lavoro
la realtà e a la fantasia
la scienza e l’immaginazione
il cielo e la terra
la ragione e il sogno
sono cose
che non stanno insigne.
Gli dicono insomma
che il cento non c’é.
Il bambino dice:
invece il cento c’é.
Loris Malaguzzi
In: EDWARDS, C.; FORMAN, G.; GANDINI, L. As cem linguagens da criança: a abordagem de Reggio Emilia na educação da primeira infância. Tradução Dayse Batista. Porto Alegre: Artmed, 1999.
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